Il “Made in Italy” non è più una bacchetta magica. Per vendere all’estero oggi non basta l’eccellenza del prodotto: serve metodo, dati e una pianificazione quasi militare. Ecco la roadmap operativa in 5 step per portare la tua PMI oltre confine senza bruciare budget.
Spesso sento imprenditori dire: “Il nostro prodotto è talmente buono che si venderà da solo” oppure “Vogliamo andare in quel paese perché lì il mercato tira”.
Se fossimo nel 1990, forse potrebbe funzionare. Ma nel 2025, in uno scenario globale iper-competitivo e frammentato, affrontare i mercati esteri con questo approccio è il modo più veloce per sprecare risorse finanziarie preziose.
L’internazionalizzazione non è un tentativo, è una scienza. Non è uno sprint, è una maratona. In qualità di Export Manager, vedo quotidianamente la differenza tra chi “prova” ad andare all’estero e chi invece costruisce una strategia di internazionalizzazione d’impresa solida.
In questo articolo, voglio condividere con te il metodo operativo in 5 step che utilizzo per trasformare una PMI locale in una realtà globale.
Il primo errore si commette ancora prima di partire. Molte aziende guardano fuori (il mercato), ma dimenticano di guardare dentro (l’azienda).
Prima di chiederti “Dove andiamo?”, devi chiederti “Siamo pronti?”. Un Export Plan serio inizia sempre con un check-up onesto della tua struttura. Senza queste fondamenta, il castello crolla:
Il mio consiglio: Non provare a scalare l’Everest in ciabatte. Se mancano i fondamentali, investiamo prima nel consolidamento interno.
Dimentica il “sentito dire” o il paese dove ti piace andare in vacanza. La scelta del mercato target deve essere guidata dai dati, non dalle emozioni.
Oggi abbiamo strumenti incredibili per analizzare i flussi doganali. Per definire la strategia export 2025, incrociamo tre variabili:
Spesso scopro che per una PMI italiana è molto più profittevole essere leader in una nicchia in Polonia o in Corea del Sud, piuttosto che essere l’ennesimo piccolo pesce nell’oceano degli Stati Uniti.
Una volta scelto il Dove, dobbiamo decidere il Come. Molti imprenditori conoscono una sola strada: “Cerchiamo un agente o un importatore”. Ma non è l’unica via, e spesso non è la migliore.
A seconda del tuo budget e dei tuoi obiettivi, puoi valutare:
La novità del 2025? Il Digital Export. Oggi non puoi prescindere da una strategia digitale B2B (LinkedIn, Marketplace verticali come Alibaba, ecc.) per supportare la rete fisica. Le due cose devono viaggiare insieme.
Il prodotto che vendi con successo a Brescia potrebbe non funzionare a Dubai, a Tokyo o a New York.
L’adattamento non riguarda solo la traduzione delle etichette. Riguarda:
Vendere all’estero significa avere l’umiltà di ascoltare il mercato e adattarsi, senza snaturare la propria identità.
L’Errore che costa caro: Sottovalutare Tempi e Budget
Chiudo con la nota dolente, che è però la più necessaria. L’internazionalizzazione fallisce quasi sempre per mancanza di fiato finanziario.
Molte aziende stanziano budget per fiere e viaggi, ma dimenticano il marketing, la registrazione dei marchi, le consulenze legali e l’adattamento prodotti. Inoltre, si aspettano risultati in 3 mesi. La verità? Per entrare stabilmente in un nuovo mercato servono dai 12 ai 24 mesi di lavoro costante.
L’internazionalizzazione d’impresa non è un terno al lotto. È un processo strutturato che richiede competenze specifiche che spesso non sono presenti in azienda.
Se senti che la tua azienda ha le carte in regola per competere globalmente, ma hai paura di fare il passo falso, non procedere per tentativi.
Vuoi approfondire questo metodo? Nel mio libro Internazionalizzazione Vincente dedico interi capitoli all’analisi pratica di questi passaggi.
Pensi che la tua azienda sia pronta per l’estero? Parliamone dati alla mano. Contattami per un Audit Preliminare e verifichiamo insieme il potenziale export della tua impresa.