Gli ultimi anni hanno mostrato in modo inequivocabile che la supply chain globale è diventata vulnerabile a shock continui: pandemie, tensioni geopolitiche, congestione logistica, eventi climatici estremi. Il modello just-in-time, progettato per massimizzare l’efficienza riducendo al minimo le scorte, ha rivelato tutti i suoi limiti.
Oggi le aziende più competitive stanno ripensando le proprie strategie di sourcing adottando un approccio just-in-case, che introduce ridondanza, flessibilità e continuità operativa. In questo scenario, strumenti come reshoring, nearshoring e dual sourcing diventano fondamentali per costruire una vera supply chain resiliente.
Il modello tradizionale del just-in-time riduce le scorte e aumenta l’efficienza, ma si basa sull’idea che la supply chain sia stabile, prevedibile e sempre disponibile.
Oggi questa premessa non regge più.
Una supply chain moderna deve essere:
Il passaggio al modello just-in-case nasce dall’esigenza di non dipendere da un unico fornitore o da un’unica area geografica.
La monosorgente è uno dei rischi maggiori della supply chain.
Un singolo punto di vulnerabilità può interrompere l’intera produzione. I costi reali della dipendenza includono:
La resilienza richiede la mappatura dei rischi dell’intera filiera.
Una strategia di resilienza parte dalla valutazione di tre categorie di rischio:
Questa analisi permette di individuare i nodi critici e di intervenire con strategie mirate.
Il reshoring (riportare la produzione in patria) e il nearshoring (spostare la produzione in Paesi più vicini o politicamente allineati) sono due strategie che stanno crescendo in popolarità.
Vantaggi principali:
maggiore controllo sulla qualità, tempi di consegna più prevedibili, minore esposizione ai rischi geopolitici, miglioramento delle metriche ESG grazie a filiere più corte e tracciabili.
Svantaggi:
costi di manodopera più alti, investimenti iniziali per riconfigurare la produzione.
Nonostante ciò, molte aziende considerano il reshoring una scelta strategica per costruire una supply chain più robusta e governabile.
Il dual sourcing consiste nell’avere almeno due fornitori affidabili per ogni componente critica.
È una delle strategie più efficaci per aumentare la resilienza.
Vantaggi chiave:
riduzione del rischio di interruzione, maggiore flessibilità produttiva, potere contrattuale superiore, continuità operativa anche in caso di crisi.
Un principio chiave consiste nel diversificare tra fornitori collocati in aree geopoliticamente non correlate, così che eventuali crisi regionali non abbiano impatto simultaneo sulla filiera.
Il reshoring, la diversificazione e la riprogettazione della filiera non sono decisioni puramente operative.
Hanno impatti diretti su:
Per questo motivo, il consiglio di amministrazione deve assumere un ruolo centrale nel definire le strategie di resilienza e nel monitorare l’esposizione al rischio.
Gli indicatori tradizionali di costo non bastano più. Servono metriche di continuità operativa come:
Il vero indicatore strategico è il valore della continuità: quanto l’azienda risparmia evitando un’interruzione.
In uno scenario globale instabile, la resilienza della supply chain è diventata un vantaggio competitivo essenziale.
Il passaggio dal just-in-time al just-in-case, unito a strategie come reshoring, nearshoring e dual sourcing, permette alle aziende di ridurre il rischio, proteggere la continuità operativa e rafforzare la propria posizione sul mercato.
La governance della supply chain non è più un tema tecnico: è un tema strategico.
Le aziende che sapranno progettare filiere più robuste saranno quelle capaci di competere, innovare e crescere nel nuovo scenario globale.