La variabile legale tributaria riveste un ruolo decisivo nell’orientare di fatto le scelte di internazionalizzazione in riferimento ai diversi approcci sviscerati nei precedenti articoli. Si tratta di aspetti che occorre ponderare con la dovuta accuratezza per poter predisporre l’effettivo percorso di internazionalizzazione in funzione del lecito risparmio d’imposta e della limitazione dei rischi legali che, di fatto, incrementano la capacità competitiva e rappresentano di conseguenza alcuni degli obiettivi principali dell’impresa.
In ambito fiscale, gli elementi di interesse prioritario sono quelli riguardanti la tassazione dei “flussi” che in seguito alla localizzazione di attività all’estero occorre trasferire da un ordinamento giuridico all’altro. La compliance fiscale internazionale assume un ruolo decisivo, anche con l’affiorare di progetti multilaterali volti a contrastare la pianificazione aggressiva. Basti pensare, a questo proposito, a tutto il progetto BEPS oramai attivo e funzionante, o a tutti gli adempimenti comunitari atti a prevenire la pianificazione fiscale aggressiva. Il tutto alla luce di nuovo paradigma orientato allo scambio informativo impostasi praticamente ovunque indirizzato alla trasparenza sulla base del ricorso a meccanismi come il Crs il Fatca e il registro dei titolari effettivi.
Per quanto attiene il piano legale, è indispensabile procedere ad una attenta pianificazione dei processi in modo da avere la possibilità di mitigare i rischi commerciali, non solo legati allo specifico prodotto o servizio. Appare estremamente importante svolgere le dovute considerazioni su fattori come il “rischio paese”, in molti casi sottovalutato o poco considerato dai piccoli imprenditori, come anche le valutazioni d’ordine produttivo, commerciale e di outsourcing, che come spesso accade non vengono sintonizzati sulla realtà giuridica del paese in cui si sta operando.
Le considerazioni appena svolte mettono in evidenza, ancora una volta, il livello di complessità e il ventaglio di competenze specifiche, che un processo di internazionalizzazione chiama in causa. Questo permette di ribadire con Carlo Russo che si può considerare ormai del tutto tramontata l’era dell’internazionalizzazione “fai da te”, proprio in virtù dell’inderogabile esigenza di svolgere una preventiva e competente verifica di tutti i processi innescati da un’azione di espansione del proprio business all’estero e degli effetti che ne derivano.
La maturazione di questa consapevolezza genera inevitabilmente l’esigenza, soprattutto nel caso delle PMI, di procedere ad un adeguamento della propria struttura aziendale al fine di adottare una configurazione più efficiente e il migliore insieme di regole di gestione e politiche aziendali, che servano a regolare coordinare il funzionamento dell’azienda. Come sottolineato opportunamente dal manager fiorentino, appare di primaria importanza strutturare un organo gestorio della PMI, non più in modo padronale o unipersonale, ma in forma di un Consiglio di Amministrazione, che accolga al suo interno tutte quelle professionalità che appaiono armai imprescindibili al successo sostenibile dell’azienda